Fuori collana

copertina

Roberto Mezzacasa, La liberazione di Belluno. I novembre 1918, Isbrec 2018, pp. 31

Opuscolo pubblicato con la collaborazione del Comune di Belluno

Durante l’ultima settimana del mese di ottobre del 1918, le truppe austroungariche schierate lungo la linea del Piave, dal mare Adriatico al monte Grappa, iniziarono a mostrare evidenti segni di cedimento. Di lì a pochi giorni la Grande guerra sarebbe terminata e anche la provincia di Belluno, dopo un lunghissimo anno di occupazione austroungarica sarebbe stata alfine restituita all’Italia. Ma chi, dell’esercito italiano, entrò per primo nella città capoluogo per liberarla dai soldati stranieri? Attraverso un’attenta analisi dei documenti, l’opuscolo mira appunto a ricostruire quei drammatici giorni, in seguito ai quali più di qualcuno rivendicò il ruolo di attore protagonista nell’impresa di strappare la città ai nemici.

Indice
Presentazione di Francesco Rasera Berna
La liberazione di Belluno. 1° novembre 1919 di Roberto Mezzacasa
      Chi liberò Belluno il 1° novembre 1918?
La situazione in città. Occupati e occupanti
Percorso escursionistico da Revine e Belluno di Roberto Mezzacasa


Itinerari 1866Itinerati 1866. Luoghi, eventi e protagonisti del Risorgimento a Belluno, Treviso, Vicenza e province, a cura di Enrico Bacchetti, Marina Cenzon, Franca Cosmai, Maria Luciana Granzotto, Lisa Tempesta, Biblioteca dei Leoni-Isbrec-Istresco-Iveser-Istrevi 2017, pp. 240

Un viaggio nel tempo per scoprire i luoghi, gli eventi e i protagonisti del Risorgimento a Belluno, Treviso, Vicenza e provincia.
Belluno: tre itinerari ripercorrono gli avvenimenti che riguardarono il capoluogo tra il 1848 e il 1866. La città fu il luogo natale di Ippolito Caffi, celebre pittore e patriota.
Il Cadore: fu teatro degli scontri più significativi tra austriaci e corpi volontari comandati da Pietro Fortunato Calvi.
Treviso: nel marzo del 1848 fu l’epicentro dell’idealità repubblicana risorgimentale; l’itinerario urbano documenta fatti e protagonisti di questa fase rivoluzionaria, anche in contrasto con la memoria patriottica sabauda post-unitaria.
Asolo: numerosi tra i suoi cittadini vissero una intensa stagione di adesione alle idealità di libertà e partecipazione al seguito di Garibaldi.
Castelfranco: più di trecento tra i suoi cittadini diedero il loro contributo alla causa nazionale, tra tutti il più noto è il poeta patriota Arnaldo Fusinato.
Montebellunese: si rievocano i percorsi biografici dei protagonisti più autorevoli e si delinea il ruolo strategico svolto dalla battaglia di Cornuda nel corso della Prima guerra di indipendenza.
Oderzo e Motta: l’itinerario si snoda tra graziosi borghi e piccoli pa-esi che diedero i natali a patrioti importanti anche a livello nazionale.
Vittorio Veneto: a Ceneda e Serravalle furono attivi comitati segreti che operarono fino al 1866, quando i due municipi si fusero assumendo il nome di Vittorio, in omaggio del primo re d’Italia.
Vicenza: tre itinerari raccontano le epiche giornate del maggio-giugno 1848 in cui cittadini di ogni estrazione sociale, volontari e studenti provenienti da tante parti d’Italia resistettero con coraggio e determinazione alle truppe imperiali austriache.
Bassano: le idee liberali e nazionali si propagarono dalle società letterarie che si costituirono durante il regno Lombardo-Veneto.
Marostica: negli anni dell’occupazione austriaca, nonostante la sorveglianza della polizia, le istituzioni cittadine furono occupate da uo-mini aderenti al partito liberale e nazionale.
La colonna Medici in Val Brenta: nel luglio del 1866 l’ex garibaldino generale Medici percorse la Val Brenta per raggiungere e occupare Trento, città che divenne italiana solo alla conclusione della Prima guerra mondiale.


operazione baldenichMariano Mandolesi, Operazione Baldenich. Belluno 16 giugno 1944, a cura di Enrico Bacchetti, presentazione Francesco Rasera Berna, Isbrec 2016, pp. 24

Opuscolo pubblicato con la collaborazione del Comune di Belluno

La ristampa dell’opuscolo “Operazione Baldenich”, uscito nel 1976 in occasione del conferimento della cittadinanza onoraria a Mariano Mandolesi “Carlo”, comandante della formazione “Pisacane” e poi del Comando Piazza di Belluno durante la guerra di liberazione, ripropone al lettore la straordinaria vicenda di un piccolo nucleo di partigiani che nel giugno del 1944 riuscì ad entrare nel carcere di Belluno e liberare oltre 70 prigionieri politici.

Indice
Presentazione di Francesco Rasera Berna
La beffa di Baldenich nel contesto della Resistenza bellunese di Enrico Bacchetti
Operazione Baldenich di Mariano Mandolesi


news21apr15bElvio Bez, Ferruccio Vendramini, Fame, paura, speranza. La Todt nel Longaronese e dintorni (1943-45), Cierre-Isbrec, 2015, pp. 285, €18,00

Questo volume affronta per la prima volta il tema del lavoro che nella provincia di Belluno, occupata dai tedeschi, dovette essere prestato per l’organizzazione Todt, a Longarone in particolare. Anche attraverso il ricorso a testimonianze orali, vengono ricostruite le vicende di tanti lavoratori impegnati, durante la seconda guerra mondiale, nella realizzazione di linee di difesa militare che avrebbero dovuto proteggere dall’avanzata degli Alleati le regioni a nord. E un aspetto poco conosciuto del periodo 1943-45 che va accostato alla storia della Resistenza nel Veneto.

Indice
Saluto del sindaco di Longarone
Saluto del sindaco di Ospitale di Cadore
Come restare umani in tempi disumani: una storia privata the vale per tutti, di Francesco Piero Franchi

PRIMA PARTE. IL CONTESTO
di Ferruccio Vendramini
Alpenvorland e Todt
Premessa
Gli inizi
Qualche testimonianza orale
Testimonianze scritte e documenti sul rapporto Resistenza e Todt
Comandi partigiani e Todt
Diversità di memorie
Gli studi più recenti sulla Todt
Bollettini e ordinanze
Contraddizioni sociali durante l’occupazione tedesca
Archivio di Longarone
Notizie e osservazioni conclusive
Documenti

SECONDA PARTE. UN’ULTIMA LINEA DI DIFESA
di Elvio Bez
L’organizzazione Todt nel Longaronese
Testimonianze orali
Testimonianze scritte o già edite

TERZA PARTE. NELLA MENTE: LA FAMIGLIA, IL LAVORO E IL PAESE
di Elvio Bez
II ritorno dal fronte di mio padre
Lettere dal fronte

Indice dei nomi

Gli autori
Ferruccio Vendramini
a nato a Belluno il 15 marzo 1933 e risiede a Belluno, su cui ha scritto numerosi libri e saggi di storia moderna e contemporanea. Ha curato, fra l’altro, la raccolta di statuti delle Regole del territorio rurale bellunese in epoca veneziana (XVI se-colo), nonché vari studi sul Vajont e Longarone dopo il disastro del 1963. Direttore per quasi un ventennio dell’Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’età contemporanea, ha fondato nel 1980 la rivista di storia «Protagonisti». È direttore responsabile anche della rivista «Venetica» e socio emerito della Deputazione di Storia patria per le Venezie.
Nato a Igne di Longarone il 3 novembre 1954, Elvio Bez è stato vigile urbano e guardia boschiva per 32 anni nei Comuni di Longarone e Castellavazzo. Appassionato di storia e cultura locale, lavorando per il Comune ha seguito sempre da vicino la storia di Longarone e quella più recente legata al Vajont. Insieme ad altre persone nel 1990 fonda il Circolo Fotografico Bruto Recalchi del quale sarà presidente per 10 anni. Nel 1993 ha pubblicato insieme a Piergiacomo De Cesero, Giampaolo De Cesero e Valentino De Bona il testo Igne e Soffranco: due paesi una storia, un video-documento che traccia la storia e la cultura dei due paesi.


38fuoriAntonio Caccianiga, Il roccolo di Sant’Alipio, Cierre edizioni 2011, pp. 289, € 14,00

Questo romanzo storico, scritto da Caccianiga nel 1881 – la cui ultima ristampa risale al 1914 – è incentrato in apparenza sulla resistenza opposta dai cadorini agli Austriaci nel 1848. In realtà, il nucleo forte del racconto è la narrazione di come un ufficiale austriaco (quindi l’oppressore), gravemente ferito dagli insorti, venga salvato da morte certa, per cristiana pietà, da una ragazza cadorina (quindi dall’oppressa). La ragazza, fidanzata di un giovane cadorino insorto contro gli Austriaci, ha casualmente lo stesso nome della fidanzata dell’ufficiale, che la invoca quasi nell’agonia, e questo nome è Maria. Richiamata da quel gemito che sembra una preghiera, la ragazza cadorina, mentre cerca il corpo del padre ucciso in quello scontro, soccorre l’ufficiale austriaco, che si salva e da lei apprende il nome del suo fidanzato, che è disperso. Questo nome l’ufficiale austriaco lo riconoscerà più avanti, all’assedio di Venezia; e la sua gratitudine per la ragazza darà soluzione alla storia d’amore inserita in queste patrie battaglie. La vicenda si svolge nel quadro di un ambiente rurale, osservato quasi con l’occhio di un antropologo, in cui si percepisce la forza di antichi valori, radicati nella fedeltà alla piccola patria e alla memoria della Serenissima, e arricchiti dall’orizzonte risorgimentale e nazionale.