Fame, paura, speranza. La Todt nel longaronese e dintorni (1943-45)

Sarà presentato sabato 3 giugno alle ore 17.30 presso la sala consiliare della Magnifica Comunità di Cadore a Pieve di Cadore il libro di Elvio Bez e Ferruccio Vendramini Fame, paura, speranza. La Todt nel longaronese e dintorni (1943-45), edito da Cierre-Isbrec nel 2015.

L’iniziativa organizzata da Isbrec, Magnifica Comunità di Cadore, news21apr15bComune di Longarone e con la collaborazione del Bim Piave, vedrà la partecipazione dei due autori che presenteranno alla cittadinanza il frutto di una lunga ricerca che per la prima volta in provincia di Belluno cerca di fare il punto sul lavoro al servizio della macchina bellica tedesca.

La presentazione sarà accompagnata dalla proiezione di immagini a cura del Circolo Fotografico B. Recalchi di Longarone.

il libro
La seconda guerra mondiale per l’Italia non fu solo un susseguirsi di tragici eventi bellici, così come gli ultimi venti mesi del conflitto non furono solo una lotta serrata tra nazi-fascisti e formazioni partigiane. Dietro questi momenti essenziali, infatti, si nasconde un mondo fatto di paura, sofferenza, fame, povertà e speranza. Un mondo fatto di persone comuni che, travolte dalla guerra e dalle sue violenze, si trovarono a fare i conti da una parte con gli occupanti e le loro violenze e dall’altra con gli alleati e le formazioni partigiane che, operanti dall’interno e dall’esterno, cercavano di minare la solidità del regime nazista e del suo sodale fascista.
In quel contesto, anche nella provincia di Belluno fu approntata dai tedeschi una poderosa macchina volta a realizzare lavori a sostegno della guerra, quali gallerie, bunker e postazioni militari, che avrebbero dovuto garantire, nel caso la guerra volgesse al peggio, una più sicura ritirata delle truppe naziste, dando vita ad una sorta di una nuova “linea gotica”. Ad occuparsi di ciò fu l’organizzazione Todt (impegnata, in realtà, in tutti i territori europei controllati e occupati dalla macchina bellica di Hitler) che impiegò prigionieri e civili in estenuanti lavori coatti.
Si tratta di un capitolo ancora poco noto della storia recente del nostro territorio, da una parte perché per molto tempo la storiografia si è concentrata su eventi bellici, figure e strutture che operarono fattivamente nel conflitto, e dall’altra a causa della drammatica carenza delle fonti documentarie. A colmare almeno in parte questa lacuna e ricostruire quei drammatici momenti è ora il libro di Elvio Bez e Ferruccio Vendramini “Fame, paura, speranza. La Todt nel Longaronese e dintorni (1943-45)”.
Al centro del volume il tema del lavoro coatto che nella provincia di Belluno, occupata dai tedeschi, dovette essere prestato per l’organizzazione Todt, a Longarone in particolare. Anche attraverso il ricorso a numerose e preziose testimonianze orali, vengono ricostruite le vicende di tanti lavoratori impegnati, durante la seconda guerra mondiale, nella realizzazione di linee di difesa militare che avrebbero dovuto proteggere dall’avanzata degli Alleati le regioni a nord. Un aspetto poco conosciuto del periodo 1943-45 che va accostato alla storia della Resistenza nel Veneto e nel contempo restituisce il clima difficile entro cui migliaia di persone furono costrette a vivere per lunghi mesi, obbligati alla realizzazione di almeno 150 siti militari nel solo territorio preso in considerazione.
Il volume è accompagnato da un dossier di immagini che permettono di comprendere meglio il contesto: la paura delle ritorsioni tedesche, i rapporti talora difficili con le forze partigiane, che partite da posizioni di netta ostilità nei confronti di quanti prestassero la propria opera a favore della macchina militare tedesca, finirono poi col riconsiderare tali convinzioni, il problema della fame e dell’obbligo alle prestazioni lavorative, aspetto essenziale per comprendere la scelta obbligata fatta da molti bellunesi, nonché la speranza di uscire da quella situazioni difficile. Tutto questo raccolto in tre grandi capitoli: il primo, opera di Ferruccio Vendramini, ricostruisce storicamente la questione, il secondo, frutto delle fatiche di Elvio Bez, consiste in una ricca raccolta di testimonianze orali, mentre il terzo, sempre a cura di Bez, restituisce l’epistolario di un giovane soldato bellunese che, impegnato al fronte, scrive alla fidanzata, raccontando paure, sogni e speranze.

Gli autori
Ferruccio Vendramini è nato a Belluno il 15 marzo 1933 e risiede a Belluno, su cui ha scritto nume-rosi libri e saggi di storia moderna e contemporanea. Direttore per quasi un ventennio dell’Isbrec, ha fondato nel 1980 la rivista di storia «Protagonisti». È direttore responsabile anche della rivista «Venetica» e socio emerito della Deputazione di Storia patria per le Venezie.
Nato a Igne di Longarone il 3 novembre 1954, Elvio Bez è stato vigile urbano e guardia boschiva per 32 anni nei Comuni di Longarone e Castellavazzo. Appassionato di storia e cultura locale, lavorando per il Comune ha seguito sempre da vicino la storia di Longarone e quella più recente legata al Vajont. Nel 1990 è tra i fondatori del Circolo Fotografico Bruto Recalchi del quale sarà presidente per 10 anni. Nel 1993 ha pubblicato insieme a Piergiacomo De Cesero, Giampaolo De Cesero e Valentino De Bona il testo Igne e Soffranco: due paesi una storia, un video-documento che traccia la storia e la cultura dei due paesi.