Potere, violenza e immaginazione. Il ciclo di proteste come età del mutamento (1968-1977)

Cinquant’anni sono trascorsi dal 1968, anno spartiacque nella società e nella cultura italiana (e non solo). Da quella esperienza hanno preso le mosse alcuni importanti e profondi cambiamenti che hanno segnato i decenni successivi della storia italiana. Certamente il cosiddetto “ciclo di proteste” resta a tutt’oggi un argomento che difficilmente si giunge ad insegnare a scuola, e tuttavia rappresenta per molti studenti il background delle famiglie di provenienza e come tale è opportuno strapparlo al semplice racconto della memoria personale o familiare (nonché alla sempre viva polemica) per ricondurlo alla corretta analisi scientifica in modo da fare davvero un oggetto di studio.
Per questa ragione l’Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea organizza il corso di aggiornamento Potere, violenza e immaginazione. Il ciclo di proteste come età del mutamento (1968-1977) indirizzato a docenti di scuole di I e II grado. Il percorso che si è immaginato parte da una analisi complessiva del ciclo dalle sue origini al suo esaurimento (collocato tradizionalmente nel 1977), per poi scendere nell’analisi di alcuni tra i più significativi fenomeni sociali e culturali del decennio.
Le conoscenze dei nostri allievi, laddove presenti, sono in gran parte determinati dai ricordi familiari e dai media. Eppure, negli ultimi decenni, la ricerca storica ha prodotto molti studi che sono ora un punto di riferimento fondamentale per la conoscenza storica degli anni Sessanta e Settanta. L’obiettivo del corso è dunque fornire ai docenti strumenti di analisi aggiornati e scientificamente validi.
Il corso, che si svolgerà presso l’aula magna dell’Istituto “Catullo, via Garibaldi, 10 a Belluno, si articolerà in cinque incontri secondo il seguente programma.

Programma

Lunedì 26 febbraio 2018, ore 15.00-17.00
Giovanni Gozzini (Università di Siena)
La svolta del ’68. L’Italia di fronte al cambiamento
Il ’68 è il primo evento globale della storia umana perché gli stessi soggetti sociali si mobilitano nelle stesse settimane in tutti e cinque i continenti della Terra. Perché? La spiegazione sta nell’accesso di massa in università ancora pensate per riprodurre élite ristrette. Gli effetti del ’68 non si misurano con i programmi (fumosi) dei movimenti ma con i mutamenti sotterranei che mettono in moto diversi fenomeni: innalzamento dell’età al matrimonio, diminuzione dei matrimoni sia civili che religiosi, calo demografico e sviluppo di una generazione di figli più viziati, tendenziale parità uomo-donna, involuzione del comunismo sovietico, divisione del mondo islamico, avvio della rivoluzione informatica, lotta alla povertà, ecc..

Lunedì 5 marzo 2018, ore 15.00-17.00
Giampaolo Borghello (Università di Udine)
Il ’68 dei movimenti
Tema centrale per la comprensione del ’68 e del ciclo di proteste è quello dei movimenti; su questo piano resta centrale l’esperienza degli studenti dell’Università di Pisa da dove prese le mosse il fenomeno; per comprendere questo passaggio è però necessario conoscere il contesto sociale, le dinamiche elettorali e il rapporto tra città e studenti. Da qui si inizia un percorso attraverso le cosiddette Tesi della Sapienza o Tesi di Pisa, per cogliere l’aria che “tirava” e conoscere spazi e forme della lotta studentesca anche attraverso gli strumenti della controinformazione. Si cercherà dunque di comprendere alcuni nodi storiografici: il ’68 co-me enigma? Il ’68 come episodio lungo o corto? Il confronto tra 1948 e 1968. Le lotte studentesche e l’Au-tunno caldo. La periodizzazione. La nascita, la vita e la morte dei gruppi. Il ruolo della repressione. Le eredità.

Lunedì 12 marzo 2018, ore 15.00-17.00
Franca Cosmai (Isbrec)
Il femminismo degli anni Settanta
Il femminismo che si diffonde in Italia a partire dal 1968 e soprattutto durante gli anni ’70 non è un movimento unico e organizzato a livello centrale ma è formato da gruppi e movimenti, spesso differenti tra loro. Elda Guerra, in un volume dedicato all’argomento parla infatti di femminismi al plurale appunto, “per tentare di dare conto della pluralità delle forme, della molteplicità delle voci e dei gesti in cui si è incarnata l’espressione della soggettività femminile, in termini di soggettività politica”. La studiosa Anna Rossi Doria periodizza il femminismo italiano degli anni Settanta in quattro fasi: la nascita dei primi gruppi (1968- 1972), la formazione dei collettivi (1972 – 1974), il movimento di massa (1975 – 1976) e infine la crisi (1977-1979). Il femminismo degli anni Settanta prende nettamente le distanze da quello ottocentesco e nasce da una profonda delusione: l’acquisizione dei diritti politici e civili non ha portato l’auspicato, radicale mutamento della società; i modelli culturali maschili continuano ad essere dominanti, e le donne restano una maggioranza ‘oppressa’. Le libertà acquisite sono puramente formali: si afferma la convinzione che occorra passare dalla semplice emancipazione alla liberazione delle donne andando alle radici della differenza di potere tra i due sessi. È a questa pluralità di voci e di posizioni che nell’incontro si intende fare riferimento, ricostruendo teorie e pratiche ma anche i profili di alcune delle donne che ne sono state protagoniste, attraverso la lettura di alcuni dei più significativi documenti prodotti.

Lunedì 19 marzo 2018, ore 15.00-17.00
Carlo Fumian (Università di Padova)
La stagione della violenza. Terrorismi di destra e di sinistra negli anni Settanta
La compresenza del terrorismo di destra e di sinistra, con le sue alternanze e risorgenze, in uno sviluppo diacronico che raramente è stato affrontato e chiarito, è di per sé un problema storico che merita grande attenzione; altrettanto decisivo è interrogarsi sulle ragioni dell’eccezionale resistenza offerta all’urto repressivo dalla violenza politica che attraversa un quindicennio della vita dell’Italia repubblicana, segnando col sangue e col terrore una stagione ben più lunga di qualunque altra esperienza europea di terrorismo politico-rivoluzionario, come dimostra la cronologia del caso tedesco e francese (tralasciando ovviamente, per il loro contenuto più radicalmente «nazionale», i casi pur coevi e contigui del terrorismo irlandese, basco e palestinese). A ben guardare tali problemi non riguardano solo il passato ma coinvolgono anche gli interessi attuali dell’opinione pubblica, della società e delle istituzioni del nostro Paese, e sono destinati a condizionarne certamente il futuro se non saranno chiarite le numerose zone d’ombra che hanno reso fino ad oggi indecifrabili, oscure e marginali questioni essenziali: in primo luogo quelle relative alla strategia, cioè alle ragioni e ai fini politici del terrorismo (evidentemente non riducibile nei confini di una manife-stazione estrema di ideologie e culture figlie di un generico «disagio economico-sociale» o di fanatismi individuali e di gruppo «estranei» alla vita e alla storia della collettività In secondo luogo quelle relative alle dimensioni nazionali e sovranazionali del fenomeno, ai nessi organizzativi e operativi fra gli strateghi o mandanti e gli esecutori, alla precisa definizione dei contributi e dei gradi di responsabilità degli uni e degli altri nella programmazione e nella gestione delle singole operazioni terroristiche. In terzo luogo, ma non in ordine di importanza, quelle relative all’individuazione delle responsabilità politiche dei poteri dello Stato.

Lunedì 26 marzo 2018, ore 15.00-18.00
Mirco Melanco (Università di Padova)
Rosso Settanta e risvolti politici nel cinema: paesaggio italiano tra contestazione e paura
Partendo dal 1968 nel cinema (e la sua rivoluzione “dolce”culturale e sessuale) si passa agli anni Settanta della vera trasformazione del paesaggio antropomorfico: la violenza trasforma i caratteri, anche dei titoli di testa dei film, in quel “profondo rosso” gotico che invade gli schermi rendendoli di piombo. L’onda lunga del terrorismo e i panorami contrastanti generati dal cinema italiano specchio della società civile, tra cinema d’autore, di genere (thriller, polizieschi, horror) e i film sexy con Edwich Fenech e Lino Banfi: la trasformazione del comune senso del pudore e il degradi del linguaggio italico.

È richiesta l’iscrizione al corso di aggiornamento attraverso la piattaforma Sofia; il costo del corso, per il quale è possibile utilizzare la carta del docente, è di € 30,00. Si chiede altresì di comunicare l’avvenuta iscrizione all’Isbrec, scrivendo all’indirizzo istitutobelluno@libero.it. Al termine del corso verrà rilasciato regolare attestato di frequenza, si ricorda tuttavia che è richiesta la partecipazione ad almeno 8 ore (pari al 75%). Le iscrizioni al corso saranno aperte dal 25 gennaio al 20 febbraio 2018.
L’Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea è parte della Rete degli istituti associati all’Istituto Nazionale Ferruccio Parri (ex Insmli) riconosciuto agenzia di formazione accreditata presso il Miur (L’Istituto Nazionale Ferruccio Parri con la rete degli Istituti associati ha ottenuto il riconoscimento di agenzia formativa, con DM 25.05.2001, prot. n. 802 del 19.06.2001, rinnovato con decreto prot. 10962 del 08.06.2005, accreditamento portato a conformità della Direttiva 170/2016 con approvazione del 01.12.2016 della richiesta n. 872 ed è incluso nell’elenco degli Enti accreditati). Per informazioni scrivere a istitutobelluno@libero.it