L’Istituto Storico Bellunese della Resistenza e dell’Età Contemporanea, in collaborazione con la Provincia di Belluno il Museo Storico del 7° Reggimento Alpini e lo Spi-Cgil Belluno, organizza l’incontro di aggiornamento “Pane e lavoro al tempo della Grande Guerra” nel corso del quale verrà affrontato il tema del lavoro alla vigilia e durante la Prima guerra Mondiale mettendo a confronto la situazione nelle province di Verona e Belluno.
Per l’area veronese si verificherà la questione da una prospettiva di genere, considerando da una parte l’ambito cittadino e dall’altro quello delle campagne, in una fase che, a seguito della mobilitazione degli uomini, vide il massiccio coinvolgimento delle donne nel mondo del lavoro.
Per il bellunese, invece, si punterà l’attenzione sul periodo immediatamente antecedente l’entrata in guerra, soffermandosi da una parte sul tema del rientro degli emigranti e dei conseguenti problemi di ordine sociale ed economico e dall’altra sul tema della dimensione industriale nel territorio provinciale.
L’incontro, aperto a docenti di ogni ordine e grado e a studenti delle scuole superiori della provincia, si svolgerà venerdì 20 maggio 2016 a Sedico presso villa Patt, dalle ore 15.00 alle 18.00 di secondo il seguente programma:
Nadia Olivieri e Valentina Catania (Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea)
Donne e lavoro nel veronese durante la grande guerra: mobilitazione industriale e cooperative di produzione in città e le condizioni economiche nelle campagne e le lavorazioni di indumenti a domicilio
Durante il primo conflitto mondiale, la manodopera femminile venne ampiamente impiegata nei campi e nelle fabbriche in sostituzione degli uomini richiamati in guerra. In questa sede si presenteranno i risultati delle ricerche relative al territorio veronese che le due ricercatrici stanno compiendo insieme.
Per comodità espositiva, Nadia Olivieri presenterà la situazione del capoluogo provinciale, dove la manodopera femminile venne impiegata tanto nelle industrie mobilitate, quanto in forme di produzione decentrata, organizzata in cooperative o gestita tramite appositi comitati.
Valentina Catania presenterà invece la situazione nella provincia, dove l’affidamento di lavorazioni di indumenti militari a domicilio fu estremamente diffusa ed ebbe un impatto significativo sulle condizioni di vita delle comunità rurali e delle contadine.
Lara Maschio (Isbrec)
La guerra prima della guerra: indigenti e sommosse del 1914-1915 nel bellunese
Nel 1914 le amministrazioni comunali del bellunese e il Comitato provinciale contro la disoccupazione dovettero gestire il rimpatrio di più di 30.000 emigranti in provincia. Dalla studio dei giornali locali e dall’esame delle relazione del Comitato e delle delibere comunali si desume come gli interventi attuativi alla crisi socio-economica di tale fenomeno siano stati pressoché irrisori. La mobilitazione delle organizzazioni di assistenza agli emigranti riuscì ad affrontare solo problemi contingenti d’ordine pratico. Venendo a mancare quella valvola di sfogo che per decenni aveva evitato l’insorgere di tensioni sociali, la disoccupazione portò ad agitazioni e lotte. Queste manifestazioni, nei primi mesi del 1915, assunsero carattere sempre più deciso e violento scavalcando mediazioni e rappresentanze. Si tratta di rivolte spontanee, condotte in prima persona da una massa stanca e delusa dalle istituzioni, ma con l’arrivo della guerra la vita della provincia e il periodo di agitazioni e di tumulti popolari tramontò.
Paola Salomon (Isbrec)
La montagna bellunese e la sua dimensione industriale nei mesi che precedono l’entrata in guerra
Si può indagare, attraverso le modeste fonti a disposizione, il mondo del lavoro in un territorio vasto, fortemente disagiato e depauperato delle sue risorse umane, come era il bellunese all’inizio del Novecento? Quali lavori e quali opifici? Quanti occupati? Quali salari? Quali imprenditori? Fabbriche “grandi” nel bellunese non ce n’erano; del resto il concetto di grande fabbrica è relativo: si confronta con molti aspetti (estensione geografica dell’area, popolazione, mezzi economici, spirito imprenditoriale, lavoratori generici o specializzati) e, come insegnano alcuni studiosi, ogni luogo, anche di periferia, ha la sua “FlAT”, qualora esistano operai e lavoratori, qualora ci siano rivendicazioni e conquiste salariali, qualora ci siano organizzazioni sindacali o partiti che ne sostengano le ragioni, qualora vi si producano manufatti.
L’Isbrec è associato all’INSMLI (Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia), ente accreditato per la formazione degli insegnanti. Alla conclusione dell’incontro, a tutti i docenti e studenti partecipanti verrà rilasciato un attestato di frequenza. La partecipazione al corso è libera e gratuita.