Peppino Zangrando, Dalla resistenza al Vajont. Memorie di un militante, a cura di Agostino Amantia, presentazione di Maurizio Reberschak, Isbrec 2007, (n. 15), pp. 193, € 12,00
In un momento in cui la “politica” – o presunta tale – ha riscoperto la competizione del mercato e la preminenza dei “notabili”, ritorna dì forte attualità una domanda non retorica e di sfida sul futuro posta più di un secolo fa, nel 1902: “Che fare?”. Uno stimolo a progettare il futuro è costituito anche dal riflettere sul passato, soprattutto sul proprio passato. È quanto fa Peppino Zangrando con queste sue “memorie di un militante”, che l’autore pone all’interno di due spartiacque decisivi per la vita sua e dei suoi coetanei: la resistenza eil Vajont, due “scansioni” fondamentali che accompagnano il suo racconto della memoria. In questi vent’anni ci si immerge con intensità non solo perché vi è condensato un vasto panorama di persone e di fatti, ma anche perché essi permettono di scavare inferiormente in se stessi e nella collettività per riproporre scoperte e scelte di vita.
L’autore
Peppino Zangrando è nato a Perarolo di Cadore l’8 febbraio 1931. Conseguita la laurea in Giurisprudenza nel 1954 presso l’Università di Padova, è stato per alcuni anni funzionario e dirigente della federazione del PCI di Belluno. Successivamente si è dedicato alla libera professione come avvocato, occupandosi tra l’altro della tutela delle parti civili al processo de L’Aquila per il disastro del Vajont e a quello di Bologna per la strage della Valle del Biois. È stato inoltre legale del Comitato Nazionale di Solidarietà a favore dei partigiani perseguiti per atti di guerra. Consigliere comunale e provinciale a Belluno per 25 anni, ha ricoperto per 7 anni anche la carica di presidente dell’Ordine degli Avvocati. Attivo nell’ANPI e nell’Istituto Storico Bellunese della Resistenza, è autore del saggio Spagna grande amore, dedicato agli antifascisti che combatterono nella guerra di Spagna.
Luigi Dall’Armi, Passato prossimo. La Resistenza bellunese raccontata ai giovani, a cura di Agostino Amantia, presentazione di Luciano Casali, Isbrec 2007, (n. 14), pp. 231, € 12,00
Ciò che l’autore ci offre in questo libro è il racconto, non cronologico ma condotto attraverso il filo di impressioni e di ricordi tematici, dell’ambiente e delle mentalità che caratterizzarono la Resistenza nel Bellunese e influenzarono il comportamento politico e sociale di massa anche degli anni successivi. Lo fa attraverso la finzione di rivolgersi alle nuove generazioni per spiegare la complessità della costruzione resistenziale più che per raccontare i singoli avvenimenti, le particolari azioni belliche ed i combattimenti, il procedere del coinvolgimento degli abitanti delle valli e dei monti. Ma proprio perché non si tratta di un testo strettamente autobiografico né di un tradizionale libro di memorie, ci troviamo di fronte a pagine molto ricche e molto dense, scritte con indubbia passione, ma anche a volte con fredda lucidità e distacco di analisi e di critica.
L’autore
Luigi Dall’Armi, nome di battaglia “Franco”, è nato a Longarone il 16 febbraio 1921. Partecipa come ufficiale degli Alpini alle campagne militari nei Balcani e in Russia. Dopo l’8 settembre è tra i più attivi organizzatori della resistenza bellunese, quindi diventa comandante della Divisione Garibaldi “Belluno” dopo la sua costituzione. Nell’immediato dopoguerra è vice-sindaco di Longarone, poi consigliere comunale del PCI a Belluno, segretario della Camera del Lavoro e direttore della Federazione provinciale delle cooperative. Impegnato nel mondo della scuola, è stato insegnante in diverse scuole elementari bellunesi e direttore didattico. È stato anche presidente provinciale dell’ANPI, socio fondatore e primo direttore dell’Istituto Storico Bellunese della Resistenza.
Adriana Lotto (a cura di), Una famiglia di antifascisti. I Banchieri, Isbrec 2006, (n. 13), pp. 259, € 12,00
«La famiglia di Giovanni Banchieri e Pia Corrà (1889-1974), entrambi bellunesi, costituisce indubbiamente un caso singolare ed edificante nella storia della milizia politica, dell’antifascismo, della Resistenza, per la democrazia e il progresso sociale in Italia. La famiglia composta, oltre i genitori, da sette figli, […] è stata coinvolta e partecipe, fin dalla più giovane età dei suoi componenti, nell’impegno politico militante tra le posizioni più avanzate della battaglia antifascista e per aprire ai lavoratori, all’Italia, le strade della libertà, di una profonda trasformazione della società nazionale nel segno della emancipazione e nella ispirazione del socialismo. Tutti i membri della famiglia, genitori e figli, […] hanno partecipato in prima fila nella Resistenza, svolgendovi compiti di grande impegno politico e combattente. Nella lotta antifascista e nella resistenza essi hanno conosciuto le persecuzioni, le violenze dello squadrismo fascista, il carcere, il confino, alcuni le torture più atroci.
Dopo la Liberazione essi non hanno mai cessato l’attività militante, assumendo e assolvendo compiti di attività e responsabilità di vario genere e livello nel Partito Comunista Italiano, nelle pubbliche istituzioni, nelle organizzazioni sindacali di massa.»
(da Giorgio Amendola, Lettere a Milano, Roma 1983).
Augusto Righes, Recapito 67. Memorie di guerra e di resistenza a Bolzano Bellunese, a cura di Paola Salomon, Isbrec 2006, (n. 12), pp. 197, € 12,50
In questo libro, l’autore – un “soldato semplice” della resistenza, come viene definito nella presentazione – ha messo su carta pezzi della sua esperienza di lotta, raccogliendo le testimonianze orali dei suoi compagni, assieme a scritti e documenti che permettono di conoscere meglio alcuni aspetti di quella militanza di base, che costituisce la vera forza del movimento di resistenza nel Bellunese. Giunto alla maturità, l’autore ha lavorato sui suoi ricordi costringendo la sua memoria al faticoso esercizio del rievocare eventi anche dolorosi. Ha scritto per sé e per gli altri. Lo ha fatto non solo per portare il suo contributo di memoria a una vicenda collettiva che a sessantenni di distanza appare sempre attuale, ma anche per difendere tenacemente quegli eventi in un momento storico come il nostro, che verso di essi spesso si mostra ingeneroso o genericamente revisionista.
L’autore
Augusto Righes “Giorgio” è nato a Trichiana il 7 luglio 1925. Frequenta la scuola elementare a Trichiana e a Bolzano Bellunese. Ancora adolescente si occupa come garzone di bottega e di officina. Lavora poi come impiegato per l’impresa edile di Silvio Pierobon a Belluno ed in Sardegna. L’8 settembre 1943 è a Belluno solo da pochi giorni. Renitente alla chiamata alle armi nel maggio del 1944, entra nel movimento partigiano militando dapprima nella “Leo De Biasi”, poi nella Divisione “Belluno” comandata da “Franco” Luigi Dall’Armi. Opera anche per il comando della Missione Alleata Simia. Dal 1945 al 1963 gestisce assieme alla moglie Mistica il negozio di generi alimentari a Bolzano Bellunese. Dal 1963 al 1975 è responsabile di reparto presso la ditta Morassuti di Belluno, poi impiegato presso il Banco di Roma, prima nella sede di Venezia, poi, fino al 1983, a Belluno. Cittadino onorario di Vittorio Veneto, è stato anche consigliere comunale a Belluno per il PSI dal 1964 al 1979, membro del direttivo dell’ANPI e dell’ISBREC, presidente dell’associazione “Angelo Dartora” di Bolzano Bellunese dal 1985 al 2002.
Rizieri Vignaga, Diari e memorie di guerra (1939-1945), a cura di Agostino Amantia e Silvana Vignaga, con un saggio introduttivo di Adriana Lotto, Isbrec 2005, (n. 11), pp. 287, esaurito
Preceduto da un lungo e denso saggio introduttivo di Adriana Lotto, che ricostruisce il quadro in cui si svolge la vicenda degli internati militari bellunesi, mettendo a punto una casistica ampia e spesso inedita, il volume raccoglie i diari e le memorie scritti dall’autore tra il 1939 e il 1945. Da essi traspare il ritratto di un uomo equilibrato, amante della famiglia e del lavoro, le cui annotazioni non hanno nulla del giovane cresciuto nella retorica fascista: non ricalcano infatti frasi fatte, non riecheggiano toni propagandistici, né si spandono a giustificare una guerra che si presenta subito difficile. L’autore sottolinea piuttosto l’entusiasmo dei soldati, quasi tutti veneti e in particolare bellunesi, la cui coesione di gruppo mostra la fierezza del montanaro e la generosità del valligiano. Sono frequenti inoltre nelle pagine del diario, uno dei pochi scritti nel corso della guerra, i fatti, le emozioni, i pensieri che evidenziano il disappunto nei confronti di un esercito che già nel ’41 appare allo sbando.
L’autore
Rizieri Vignaga è nato a Cesiomaggiore il 14 settembre 1911. Ultimo di sei figli, inizia giovanissimo le sue peregrinazioni in cerca di lavoro. Fa dapprima il caregheta, poi, a sedici anni, lavora in galleria in Calabria. Da qui avvia un ciclo di esperienze lavorative che lo porteranno in giro per l’Italia. Nel frattempo studia per corrispondenza nel tentativo di migliorare la sua condizione. Il 28 dicembre 1938 sposa Maria Zanella di Menin. L’anno successivo viene chiamato alle armi per un periodo di addestramento a Sacile. Dopo una breve pausa di lavoro che trascorre in Alto Adige, viene richiamato ancora a Sacile da dove parte per l’Albania, aggregato al 38° Battaglione Mortai della Divisione “Puglie”. L’8 settembre viene catturato dai tedeschi a Pristina e da qui internato in Germania a Kronach. Liberato dagli alleati nell’aprile del 1945, torna a Cesio e riprende a lavorare nei cantieri per conto di varie imprese edili, stradali e idroelettriche. Nel 1960 è stato consigliere comunale a Cesio tra le fila dei socialisti. È morto il 19 febbraio 1971.