Archivio mensile:Novembre 2016

Carne da miniera. Vita e morte nelle viscere della terra

miniera001A settant’anni dalla firma del primo accordo tra Italia e Belgio (23 giugno 1946) che finì per portare complessivamente circa 65.000 nostri connazionali nelle miniere belghe, l’Associazione Bellunesi nel Mondo e la Biblioteca delle migrazioni “Dino Buzzati”, in collaborazione con Isbrec, Gruppo Alpini San Gregorio nelle Alpi, Squadra Protezione Civile San Gregorio nelle Alpi, Pro Loco San Gregorio nelle Alpi, Circolo Acli San Gregorio nelle Alpi e Comune di San Gregorio nelle Alpi, propongono una serata di approfondimento dal titolo: “Carne da miniera. Vita e morte nelle viscere della terra”. L’evento – che si svolgerà sabato 3 dicembre alle ore 20.30, a San Gregorio nelle Alpi presso la Sala Consiliare (Via Caduti del Lavoro, 8) – vuole essere un’occasione per riflettere sulla triste realtà del lavoro in miniera e sulla difficile vita dei minatori, molti dei quali partiti dalla provincia di Belluno verso svariate destinazioni. In particolare, si vuole riportare a galla la questione, rimasta perlopiù nascosta, dei numerosi italiani (e tra essi diversi bellunesi) deceduti sul lavoro, a causa di incidenti nelle miniere o per la silicosi.

L’iniziativa prevede due momenti: la presentazione dell’ultimo libro del giornalista, scrittore ed editore padovano Walter BassoCarne da Miniera. Le storie e le stragi degli italiani invisibili nelle miniere del Belgio dal 1946 al 1973″. Un libro che oltre a riportare per la prima volta un elenco di nomi pressoché completo degli italiani deceduti in incideminiera002nti nelle miniere del Belgio, ricostruisce il quadro del vissuto nelle miniere, di “quel mondo al rovescio dove il cielo non è spazio vuoto e libertà di respiro ma una coltre immensa di terra e roccia”, come scrive l’autore; la proiezione, con il commento di Mirco Melanco, regista, documentarista e docente universitario presso il DAMS di Padova, del documentario “Via crucis” di Giuseppe Taffarel girato in varie località della provincia di Belluno e dedicato al tema del lavoro in miniera e della silicosi.

L’evento è ad ingresso libero.

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Il giorno seguente, domenica 4 dicembre, sempre a San Gregorio nelle Alpi, in occasione della Festa di Santa Barbara, si terrà un ulteriore momento commemorativo, a ricordo dei minatori  scomparsi e di quanti sono caduti sul lavoro e in emigrazione. Il programma prevede:

alle ore 9.30: Raduno in Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto;
ore 9.40: Corteo presso il viale delle Lampade spente, con omaggio floreale ai minatori deceduti;
ore 10.00: Santa Messa nella Chiesa Arcipretale;
ore 10.45: Processione per le vie del paese con la statua di S. Barbara e deposizione di una corona di alloro al Monumento ai Caduti del Lavoro e in Emigrazione;
ore 11.30 Trippa presso la sede degli Alpini in località Donada.

Italia contemporanea

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Sul portale dell’INSMLI sono finalmente disponibili INTEGRALMENTE E GRATUITAMENTE le annate dal 1949 al 1998 della rivista Italia contemporanea (già Il Movimento di liberazione in Italia), la rivista dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, rete degli Istituti della Resistenza italiani cui afferisce anche l’Isbrec.

Per consultare la rivista visita l’indirizzo: http://www.italia-resistenza.it/pubblicazioni/italia-contemporanea/indici-prova/

Oltre agli indici dei fascicoli dall’1 al 213, per ogni articolo è presente la scansione OCR, con possibilità di effettuare una ricerca testuale all’interno dei file in formato pdf

La raccolta cartacea completa della rivista è comunque consultabile presso la sede dell’Isbrec.

Il grande Vajont

il grande Vajont001compressoIsbrec, Cierre, Ass. Culturale Amici dell’Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore e Archivio di Stato di Belluno, vi invitano alla presentazione del libro Il grande Vajont a cura di Maurizio Reberschak, che si svolgerà martedi 22 novembre 2016, ore 17.30 nell’aula magna dell’Istituto Superiore “Catullo”, via Garibaldi 10 a Belluno.

“Il Grande Vajont” è l’espressione con la quale i tecnici della Sade chiamavano l’enorme diga che il 9 ottobre 1963, con la frana del Toc e l’esondazione delle acque dal lago artificiale, causava quasi duemila vittime. La poderosa struttura era il caposaldo di un sistema complessivo di dighe e derivazioni che faceva di quell’invaso il suo punto strategico e culminante. Ma dietro la colossale impresa, inappuntabile da un punto di vista ingegneristico, restavano molteplici criticità connesse in primo luogo alle esigenze economiche della Sade, la Società che aveva progettato e realizzato l’impianto, e al ruolo di uno Stato che non seppe o non volle verificarne la fattibilità da un punto di vista geologico.
Il libro curato da Maurizio Reberschak, pubblicato per la prima volta nel 1983 e successivamente rivisto e aggiornato fino alla sua ultima edizione del 2013 (uscita in occasione del 50° anniversario della tragedia e arricchita – anche nell’apparato documentario e fotografico – dai più recenti studi operati sulle carte processuali), rappresenta senz’altro il punto più alto delle numerose ricerche attorno a questo tema la cui portata ve ben aldilà del rilievo locale.
Quello che è stato il più grave disastro provocato dall’attività umana in tempo di pace rappresenta infatti non solo una vera e propria cesura nella storia della comunità bellunese, ma anche un episodio di rilevanza internazionale. Si consideri in questo senso la dichiarazione firmata dall’Onu nel febbraio 2008, in occasione dell’apertura dell’anno internazionale del pianeta terra: Il disastro del bacino del Vajont è un classico esempio delle conseguenze del fallimento di ingegneri e geologi nel comprendere la natura del problema che cercavano di risolvere. In tal senso la vicenda del Vajont non può essere ridotta ad un semplice episodio di carattere locale. Volendo utilizzare le parole di Maurizio Reberschak si potrebbe dire che “la congiuntura in cui si verificò la catastrofe si inseriva in un contesto e in un quadro di intervento forzato dell’uomo sulla natura, di incremento di politica energetica, di rapporti fra potere privato e potere pubblico, di compenetrazioni tra imprese private e istituzioni statali, di emergenze delle politiche delle multinazionali“.
Da questo punto di vista, pensando ai valori legati al rispetto della natura, alla giustizia, ai diritti e ai doveri, la vicenda del Vajont diventa emblematica anche del problema del rapporto tra comunità e poteri economici. Si pensi solo al successivo episodio del 19 luglio 1985 quando i bacini di decantazione della miniera di Prestavel ruppero gli argini scaricando 180.000 m3 di fango sull’abitato di Stava (Trentino) provocando la morte di 268 persone o, più di recente, al caso del fallito Referendum sul tema delle trivellazioni e dello sfruttamento delle risorse del sottosuolo al largo delle coste italiane, o al problema dell’alta velocità in Val di Susa. Interessi economici, interessi delle comunità, costi e benefici, ruolo dello Stato in campo economico e in qualità di controllore, problemi di natura ecologica, questioni legate alla giustizia (la vicenda giudiziaria del Vajont durò quasi 40 anni, vedendo lo Stato contemporaneamente sul banco degli imputati e su quello degli accusatori) sono sempre più centrali nel mondo contemporaneo e il Vajont pare un caso esemplare per rifletterci, un vero paradigma dell’Italia di oggi.
“Il grande Vajont” affronta queste tematiche e altre ancora grazie all’apporto di numerosi storici, locali e non, tra cui vale ricordare almeno Luigi Ganapini, Mario Isnenghi, Ferruccio Vendramini, Fiorello Zangrando, ma anche di chi visse quella storia da altri punti di vista come Mario Fabbri, il giudice che istruì il processo.

A discuterne sarà la professoressa Teresa Isenburg, docente di Geografia politica ed economica presso l’Università di Milano, assieme a Ferruccio Vendramini (curatore, tra l’altro, dei libri Disastro e ricostruzione nell’area del Vajont e Superstiti e testimoni raccontano il Vajont) e Maurizio Reberschak stesso.

L’appuntamento vanta il patrocinio del Comune di Longarone, del Comune di Belluno e della Fondazione Vajont.

Il curatore: Maurizio Reberschak (Venezia, 1942) è stato docente di storia contemporanea presso le Università di Padova e Venezia. Si è occupato di movimenti pacifisti (Non-violenza e pacifismo, 1985) e di analisi su società locali (La resistenza nel veneziano, 1985; Venezia nel secondo dopoguerra, 1993). La sua attività di ricerca, tuttavia, lo ha portato a studiare a lungo e in profondità le vicende del Vajont e, oltre al libro oggetto di presentazione, ha curato anche il volume e Il Vajont dopo il Vajont (1963-2000).

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La ragazza del casino dei nobili

copertinaRagazza casino nobili_lowIsbrec, I.I.S. “Segato-Brustolon” e Edizioni Cierre vi invitano alla presentazione del libro di Rita Da PontLa ragazza del casino dei nobili” che si terrà VENERDÌ 18 NOVEMBRE 2016 alle ore ore 17.30 presso l’Aula magna dell’I.I.S. “Segato-Brustolon” in Via J. Tasso 11, a Belluno.
Presenta Dino Bridda (giornalista), partecipa l’autrice.

Belluno, periferia della Serenissima, fine del Settecento: sullo sfondo della piccola città si muove la giovanissima Maddalena, serva presso la famiglia di uno speziale. Un giorno, vinta una naturale ritrosia, accetta la proposta di una conoscente e viene introdotta nel casino dei nobili, apparentemente adibito a luogo di studio. Una scelta che cambierà il suo destino. La storia, ispirata a una vicenda di violenza accaduta secoli fa, è drammaticamente attuale nelle sue dinamiche: da un parte la vittima, più o meno consapevole, che finisce sotto accusa; dall’altra il potere dei più forti, degli intoccabili. Il punto di osservazione, marginale solo a prima vista, permette in realtà di immergersi nelle pieghe della grande storia. Maddalena vive in una società chiusa, in cui le donne devono tacere e il potere locale è ancora in mano ai nobili. Ma la rivoluzione francese è alle porte, il mondo dell’ancien Invito Ragazza casino nobili_lowrégime sta per essere spazzato via. Nel frattempo, procede il lento cammino dell’emancipazione
femminile. Proprio in quegli anni cade la millenaria Repubblica di Venezia, mentre sulla terraferma si avvicendano gli eserciti austriaci e francesi: nulla sarà più come prima. 

L’autrice: Rita Da Pont, nata a Belluno, insegna Italiano e Storia. Dopo la laurea conseguita all’Università di Padova, ha continuato ad occuparsi di storia locale ed è autrice volumi e saggi, con  una particolare predilezione per la seconda metà del Settecento.

L’appuntamento vanta il patrocinio della Provincia di Belluno e del Comune di Belluno.

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Matteo Fiori, il cercatore di orizzonti

Isbrec e Fondazione “Società Bellunese” vi invitano alla presentazione del libro Matteo Fiori, il cercatore di orizzonti a cura di Francesco Piero Franchi (Isbrec 2016). Il libro, che esce a sei anni dalla sua scomparsa, vuole essere un omaggio a Matteo Fiori, figura complessa che all’attività di avvocato unì un costante impegno in campo politico-amministrativo, culturale e sociale.

A confrontarsi con la sua figura sono stati chiamati numerosi colleghi e amici che nelle pagine del libro ne hanno tratteggiato i diversi aspetti. Il volume verrà presentato sabato 12 novembre alle ore 17.00 presso la sala “Bianchi”, in viale Fantuzzi 11 a Belluno, con il seguente programma:

COORDINA Giuseppe Pat – Presidente CdA della Fondazione “Società Bellunese”qui
INTRODUCE Gian Filippo Leo – Presidente Consiglio Indirizzo della Fondazione “Società Bellunese”

SALUTI DALLE ISTITUZIONI
DANIELA LARESE FILON
Presidente della Provincia di Belluno
JACOPO MASSARO – Sindaco di Belluno
FRANCESCO RASERA BERNA – Presidente Consiglio Comunale di Belluno

INTERVIENE
FRANCESCO PIERO FRANCHI
– Direttivo ISBREC e Curatore del libro

INTERVENTO CONCLUSIVO
FLAVIO ZANONATO
– Parlamentare Europeo

Ingresso libero
L’iniziativa si inserisce nel quadro delle iniziative programmate nella rassegna “Benvenuto San Martino”

Giovanni Matteo Fiori nasce l’8 febbraio 1948 a Forno di Zoldo da madre zoldana e padre cadorino, che lo fanno crescere tra queste due valli, alle quali sarà sempre profondamente legato. Trasferitosi a Belluno con la famiglia, frequenta le scuole dell’obbligo sino a conseguire la maturità presso il liceo classico Tiziano. Si iscrive poi alla facoltà di Giurisprudenza di Padova, dove trascorre un periodo intenso della sua vita tra militanza politica e forti amicizie. Si laurea nel 1972 e, dopo aver prestato servizio militare, nel 1974 viene assunto presso l’Ente Ospedaliero Santa Maria del Prato di Feltre, svolgendovi funzioni dirigenti come Vice Direttore Amministrativo e, successivamente, come responsabile dell’Ufficio Legale. Durante questo periodo matura il sodalizio umano e professionale con l’avvocato Gianfranco Tandura, il quale lo porta ad abbracciare la professione forense. Si iscrive all’Albo dei Procuratori Legali del Tribunale di Belluno nel 1978 e all’Albo degli Avvocati nel 1985, abilitandosi al patrocinio presso le Magistrature superiori nel 1994. Lavora tra lo studio legale di Feltre e quello di Belluno dove conosce Liana, che diventerà sua seconda moglie e dalla quale, nel 1987, avrà la figlia Camilla.
Tra i molti suoi incarichi, fu Giudice della Commissione Tributaria Provinciale di Belluno dal 1980 e componente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Belluno fino al 2007. È stato Presidente Regionale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico del Veneto (1994-2004) e Presidente del Collegio Nazionale dei Probi viri del Cnas; e ancora Istruttore Nazionale di sci alpinismo e Istruttore di alpinismo del Cai e Istruttore Neve e Valanghe (Svi). Consigliere Tecnico della Magnifica Comunità di Cadore dal 1990, è stato anche componente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Giovanni Angelini e del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Tiziano-Cadore. Muore a Belluno il 12 novembre 2010.

Gli autori, i testi:

Pippo Leo Prefazione
Paola Salomon Prefazione
Francesco Piero Franchi Questioni di metodo,

PARTE PRIMA – GLI AFFETTI DELLA RAGIONE
Angelo Tanzarella – Ferruccio Vendramini
Bene comune e politica: la passione di una vita
Francesco Piero Franchi “La meglio gioventù”: Matteo & C. nella Belluno degli anni Sessanta
Ferruccio Vendramini “Non perdiamoci di vista”: Matteo Fiori nello spazio dell’impegno e della solidarietà
Maurizio Busatta Ambiente montano, acque, autonomia: tre temi-cardine del pensiero politico e culturale di Matteo Fiori
Ester Cason Angelini Intuizioni, progetti, incroci: Matteo Fiori per la cultura della montagna
Bianca Simonato Zasio “L’ultimo regalo”: cercando Matteo tra i ricordi degli amici feltrini e le carte d’archivio del Cai di Feltre
Franco Tandura Matteo Fiori, avvocato: la speranza di ottenere giustizia
Fabio “Rufus” Bristot Subsidium afferre: l’opera di Matteo Fiori per il Soccorso Alpino

PARTE SECONDA – LE RAGIONI DELL’AFFETTO
Renato Zanivan Il miglior avversario: discutendo con Matteo
Ruggero Casagrande L’uomo che regge la corda: roccia, amicizia e politica. Appunti su Matteo
Sigfrido Dalla Rosa “Se lo dice Matteo…”
Giulio De Bortoli Una voce dai Feruch
Fabio “Rufus” Bristot Post-scriptum a una lettera che non ebbe risposta
Rosanna Canova Alla luce della fine

PARTE TERZA – LE DIGNITÀ DELLA NOSTALGIA
Mauro Ciotti Nino e Matteo, una domenica di luglio, nell’anno 2010
Damiano Rech “Scendendo le scale…”: lettera a Matteo Fiori, un giorno di novembre del 2010
Pippo Leo e Angelo Tanzarella “Un addio, nel suo stile…”: ricordando Matteo
Bepi Casagrande Ciao Matteo
Livio Viel La militanza più nobile, un antico senso di libertà. Orazione commemorativa

PARTE QUARTA – DAGLI SCRITTI DI MATTEO
Antologia di scritti di Matteo Fiori

 

Un Banco di prova

un banco di prova007Isbrec, Fondazione “Filippo Turati”, Ass. Culturale Amici dell’Archivio storico di Belluno Feltre e Cadore e Archivio di Stato di Belluno, vi invitano alla presentazione del libro Un banco di prova. La legislazione sul Vajont dalle carte di Giovanni Pieraccini (1963-1964) di Gianni Silei, che si svolgerà martedi 15 novembre 2016, ore 17.30 in sala “Bianchi” (viale Fantuzzi, 11) a Belluno.

Il libro, corredato da un interessante apparato documentario, ricostruisce l’iter legislativo che portò il parlamento italiano a promulgare il 31 maggio del 1964 la legge speciale “recante provvidenze a favore delle zone devastate dalla catastrofe del Vajont del 9 ottobre 1963”. La rigorosa ricostruzione di Gianni Silei restituisce da una parte le fasi del disastro e dell’emergenza immediata e dall’altro verifica il ruolo della politica nella gestione del “dopo”, anche di fronte alle istanze dei superstiti, in una fase storica (quella del nascente primo governo organico del centro-sinistra) particolarmente importante e delicato per lo Stato italiano. Dentro il libro, dunque, si rilegge una pagina importante della storia non solo italiana in un continuo rimando tra Roma e le zone sinistrate, alla ricerca della ratio con cui lo Stato italiano approcciò la tragedia cercando di dare risposte a chi aveva perso tutto tranne la voglia di lottare per la ricostruzione e la giustizia.

Dopo i saluti delle autorità, ne discuteranno, assieme all’autore, Maurizio Reberschak, già docente presso l’Università di Venezia e curatore dei volumi Il grande VajontIl Vajont dopo il Vajont (1963-2000) e Ferruccio Vendramini, curatore, tra l’altro, dei libri Disastro e ricostruzione nell’area del Vajont e Superstiti e testimoni raccontano il Vajont.

L’autore: Gianni Silei è professore associato di Storia Contemporanea presso l’Università di Siena. Coordina la le attività dell’Osservatorio Rischi ed Eventi Naturali e Tecnologici (Orent) costituito nell’ambito del Centro Interuniversitario per la Storia del Cambiamento sociale e dell’Innovazione (Ciscam) dell’Università di Siena. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Ambiente rischio sismico e prevenzione nella storia d’Italia e Le radici dell’incertezza. Storia della paura tr Otto e Novecento.

L’iniziativa, che vanta il patrocinio della Fondazione Vajont, del Comune di Longarone e del Comune di Belluno, si inserisce nel quadro delle iniziative programmate nella rassegna “Benvenuto San Martino”

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I giorni dell’emergenza

I giorni dell’emergenza
L’alluvione del 4 novembre 1966 nella montagna bellunese

In occasione del 50° anniversario dell’alluvione del 1966, Isbrec, Prefettura di Belluno e Provincia di Belluno organizzano una mostra storico-documentaria che racconta la fase emergenziale dell’alluvione. In 30 pannelli si raccontano i primi giorni dell’emergenza con tutti i problemi connessi, così come emergono dai documenti conservati nell’archivio della Prefettura di Belluno, centro di coordinamento degli interventi di soccorso nel territorio provinciale.
La mostra si articola in quattro sezioni dedicate a diversi aspetti:  

  1. I luoghi, le emergenze (pannelli 3-16): vi si analizza la situazione nelle diverse aree della provincia (Comelico, Cadore, Zoldano, Longaronese, Alpago, Valbelluna, Agordino, Feltrino) nei primi giorni dell’alluvione.
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    Arsié: gli effetti dell’alluvione tra le strade dell’abitato

  2. I danni, le vittime (17-21): si affronta il tema delle vittime (con i rilevamenti che, a pochi giorni dagli eventi, parlano di 24 morti e 2 dispersi) e dei danni a strutture pubbliche e private e all’economia del territorio. Compare qui anche un consuntivo dei danni firmato da Publio Petroccia, il Prefetto che si trovò a gestire la situazione.
  3. La macchina dei soccorsi (22-25): vi si rende conto delle attività svolte nei primi giorni dalle strutture dello Stato: Polizia e Polstrada, Carabinieri ed esercito, Vigili del Fuoco e Genio Civile, tutti a vario titolo coinvolti vuoi per affrontare i disagi e i problemi contingenti, vuoi per rilevare le situazioni critiche in vista dei primi interventi di soccorso e dei successivi lavori di ripristino e sistemazione.
  4. Aiuti e solidarietà (26-30): l’ultima sezione racconta il tema degli aiuti portati da gruppi organizzati (come, ad esempio i boy scout o l’Euratom, l’agenzia europea per l’energia atomica) e e della solidarietà (in termini economici e di aiuti materiali) di governi stranieri, enti o aziende, fino alle visite del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat (17-18 novembre) e del Presidente del Consiglio Aldo Moro (20-21 novembre).
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    Conclusioni della relazione dei tecnici Euratom dopo un sopralluogo in Alto Agordino

La mostra, che per la prima volta tenta di affrontare la questione non solo attraverso l’uso di immagini (pure presenti nella mostra, che in alcuni casi consente al visitatore di scoprire fotografie mai uscite prima dagli archivi), ha il suo punto di forza proprio nella presentazione di oltre cento documenti che ben illustrano la situazione generale nella provincia di Belluno.

La mostra, che sarà inaugurata nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Rettori, sede della Prefettura di Belluno, sarà esposta nel portico antistante il palazzo da giovedì 3 novembre a domenica 13 novembre.