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Annarosa non muore. Show multimediale sulla Resistenza in Sinistra Piave

Nel quadro delle celebrazioni della Festa della Liberazione, venerdì 21 aprile 2023 alle ore 20.30 a Mel presso il Palazzo delle Contesse si terrà uno spettacolo promosso da Isbrec, Comune di Borgo Valbelluna e ANPI “La Spasema” (sinistra Piave) dal titolo Annarosa non muore. Show multimediale sui valori della lotta di liberazione nei territori della Sinistra Piave Bellunese nell’anniversario dell’inizio della Resistenza partigiana (1943-1945).

Sul palco si esibiranno Mirco Melanco (contastoriedocente dell’Università di Padova), Romina Zanon (lettricedottoranda a Padova), Vecchie Voci Feltrine. Lo spettacolo si ispira al libro Annarosa non muore di Giovanni Melanco, riedito lo scorso anno da Il Poligrafo Editore (2022) a vent’anni dalla prima fortunata edizione edita da ISBREC (2002), con l’introduzione di Mario Isnenghi e la prefazione della regista documentarista Cecilia Mangini.

La multimedialità sarà la caratteristica di questo spettacolo intervallato da video che vedranno protagonisti Sandro Pertini (Presidente della Repubblica Italiana), Concetto Marchesi (Magnifico Rettore dell’Università di Padova), Paride Brunetti (capo partigiano, “Bruno”), Giuseppe Taffarel (partigiano, “Katin”), Rosina Annetta Bernardi (staffetta partigiana di Revine Lago, “Annarosa”), Giacomo Coppe (giovane partigiano, “Il Bocia”), Giovanni Melanco (capo partigiano “Alfredo”) e molti altri combattenti della Resistenza insieme al gruppo musicale di Mel I Fiori di Bakunin protagonisti dello spettacolo “Annarosa non muore” tenutosi in Malga Salvedella tenutosi il 25 aprile 2012. Ad accompagnare, brani musicali resistenziali (anche con l’immancabile “Bella Ciao”) e letture mirate tratte dal libro che parleranno di fatti avvenuti nella Sinistra Piave bellunese: da Valmorel al Zelant, da Pian delle Femene a Mel, da Belluno a Lentiai .…

Lo spettacolo (a ingresso gratuito), che vuole prima di tutto divertire spiegando alcuni aspetti di storia locale, intende spiegare il primo periodo della Guerra di Liberazione Partigiana: si racconterà come è iniziata la Resistenza bellunese nel periodo sotto il dominio germanico del terzo Reich.

Consultorio femminista tra Pedavena e Feltre

Giovedì 13 aprile, alle ore 18.30, presso Dolomiti Hub in via Monte Vallorca n. 7, Zona industriale di Fonzaso, si terrà l’incontro Consultorio femminista tra Pedavena e Feltre, promosso da Isbrec, Cgil, Spi Cgil, Coordinamento Donne con il sostegno di Fondazione Cariverona.
Dopo l’introduzione di Tiziana Turrin (Spi Cgil Feltre), interverranno Francesca Endrighetti (ricercatrice), Paola Salomon (Presidente Isbrec), Chiara Sacchet (ricercatrice), Denise Casanova (Segretaria Cgil Belluno).
Al centro dell’incontro la ricerca Il consultorio delle donne tra Pedavena e Feltre condotta da Francesca Endrighetti e pubblicata nel numero 1/2022 della rivista “Venetica”, monografico dal titolo Il corpo mi appartiene. Donne e consultori a Nordest, curato da Alfiero Boschiero e Nadia Olivieri.

Nel 1976 un gruppo di donne apre a Pedavena un consultorio autogestito: i dibattiti intorno al referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio da un lato, i movimenti femministi dall’altro, avevano saputo condensare le energie di un gran numero di donne pronte a porre se stesse e i propri obiettivi al centro della discussione politica. Tema centrale è il corpo, la sua scoperta e riappropriazione, la sua salute e malattia. Le esigenze della società civile sono accolte dalla politica che riforma istituti del diritto ormai superati e si muove sul versante del welfare. A Feltre, ciò si traduce nell’impegno da parte della giunta di sinistra per l’apertura di un consultorio familiare pubblico. Le forze di minoranza e i responsabili della sanità locale remano contro e il presidio si apre, depotenziato, più di un anno dopo.

Francesca Endrighetti è dottore di ricerca in Studi storici, geografici e antropologici, titolo conseguito nel 2020 presso le università di Padova, Verona, Venezia con la tesi Donne che raccontano di sé. La violenza di genere nelle rubriche di posta di alcune riviste italiane (1965-1975). Si interessa di storia delle donne nel Novecento. Attualmente insegna in un Istituto superiore di Padova. Per «storiAMestre» ha scritto Un confessionale in pubblico? La «piccola posta» nei settimanali femminili (2015). Con la rivista dell’Isbrec «Protagonisti» ha pubblicato i saggi Le italiane scrivono alle riviste. Interpretare la «piccola posta» negli anni Cinquanta e Sessanta (2016), Una cronaca di regime: le massaie rurali fasciste (2017), Il movimento femminile di Coldiretti. Un’analisi attraverso la stampa sindacale (2018).

Via Rasella, le Fosse Ardeatine e il Presidente del Senato

In merito alle recenti affermazioni del Presidente del Senato Ignazio La Russa in relazione all’azione partigiana di via Rasella a Roma (23 marzo 1944) e alla conseguente rappresaglia nazista che alle Fosse Ardeatine portò all’uccisione di 335 antifascisti, partigiani, ebrei e detenuti comuni (24 marzo 1944), l’Isbrec condivide il comunicato dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri di cui è parte.

In merito alle dichiarazioni del Presidente del Senato Ignazio La Russa l’Istituto nazionale Ferruccio Parri-rete degli istituti storici della Resistenza e dell’età contemporanea, per rispetto alla verità storica, dichiara:

  • L’ attacco partigiano di via Rasella fu un legittimo atto di guerra condotto contro una pattuglia di poliziotti altoatesini appartenenti al terzo battaglione Bozen.
  • Il Polizeiregiment Bozen comprendeva tre battaglioni, si era formato nel settembre 1943, subito dopo che i Tedeschi, a seguito dell’armistizio, avevano costituito l’Operationszone Alpenvorland, (Zona di Operazione delle Prealpi), che comprendeva le province di Belluno, Trento e Bolzano.
  • La maggior parte dei suoi membri, a seguito della opzione del 1939, avevano preso la cittadinanza tedesca.
  • Il Bozen non era una banda musicale ma un battaglione di polizia armato di pistole mitragliatrici e bombe a mano, che stava ultimando il suo addestramento.
  • L’età media dei componenti era sui 35 anni (avevano un’età dai 26 ai 42 anni), quindi certamente non delle giovani reclute ma neppure dei semi pensionati.
  • È bene ricordare che gli altri due battaglioni del reggimento Bozen erano stati subito impiegati in funzione anti partigiana in Istria e nel Bellunese, dove si erano resi autori di stragi.
  • Il battaglione oggetto dell’attacco di via Rasella è stato successivamente impiegato in Italia in funzione antipartigiana.
  • A seguito dell’attacco i Tedeschi fucilarono alle Fosse Ardeatine 335 fra antifascisti, partigiani, ebrei, detenuti comuni. Le liste furono compilate con l’aiuto della Questura di Roma.
  • Per tale atto il Questore di Roma, Pietro Caruso, fu condannato a morte dall’Alta Corte di Giustizia per le sanzioni contro il fascismo. La sentenza fu eseguita il 22/9/44.

L’Isbrec, da sempre impegnato in un lavoro attento di ricerca storica, ritiene da parte sua che piegare la storia a strumentali usi politici sia operazione discutibile e di dubbia valenza etica. Auspica dunque che il mondo politico, in particolare le più alte cariche dello Stato, considerino la storia come strumento per comprendere il presente e non come mezzo per giustificare prese di posizione. Ricorda altresì che l’Italia repubblicana è nata sulle ceneri del fascismo grazie all’impegno di migliaia di italiani nella Resistenza.

Commemorazione di piazza dei Martiri

Nel quadro del calendario civile del Comune di Belluno, venerdì 17 marzo si svolgerà la commemorazione dei quattro partigiani che il 17 marzo del 1945 furono impiccati dai nazisti in piazza dei Martiri, allora piazza Campedel. I loro nomi: Salvatore Cacciatore, Giuseppe De Zordo, Valentino Andreani e Gianni Piazza.
L’appuntamento, organizzato dal Comune di Belluno in collaborazione con l’Anpi provinciale di Belluno, la Federazione Italiana Volontari della Libertà e l’Isbrec, avrà inizio alle ore 10.50 presso Palazzo Rosso (Municipio cittadino), dove si formerà un corteo che si sposterà in Piazza dei Martiri.
Qui, presso il monumento che ricorda i tragici fatti del 1945, alle ore 11.00 verrà posta una corona presso il monumento alla Resistenza; seguiranno il saluto del Sindaco di Belluno, Oscar De Pellegrin, un intervento di Mattia Bianchet (Presidente della Consulta provinciale studentesca) e l’orazione ufficiale, affidata al prof. Piermario Fop, Coreferente regionale veneto di “Libera” e socio dell’Isbrec.

L’impiccagione dei quattro uomini era la risposta nazista ad un’operazione partigiana che alcuni giorni prima aveva portato all’uccisione di alcuni fascisti bellunesi. I partigiani impiccati, tre bellunesi e un siciliano, non erano responsabili dell’operazione condotta dai compagni e furono dunque impiccati per pura rappresaglia, secondo una modalità tragicamente consueta ai nazisti. La popolazione di Belluno assistette sgomenta ai fatti e i negozi furono chiusi in segno di lutto e protesta. Assai significativa la decisione presa dal vescovo di Belluno Girolamo Bortignon: venuto a sapere dell’esecuzione, accorse in piazza e, nonostante le resistenze dei soldati di Hitler, si fece consegnare una scala che gli permise di salire sui lampioni e dare l’estremo saluto ai quattro uomini. I corpi dei partigiani rimasero esposti per alcuni giorni, simbolo indecente della violenza nazista e dell’assoluto disprezzo per la vita e la dignita dei nemici uccisi.

La cittadinanza è invitata a partecipare 

Presentazione del libro “Una ‘piccola italiana’ in guerra”

In occasione delle celebrazioni in ricordo dei 10 partigiani impiccati al bosco delle Castagne il 10 marzo 1945 e dei 4 partigiani impiccati in piazza dei Martiri il 17 marzo 1945, Comune di Belluno, Isbrec e Anpi-Belluno organizzano la presentazione del libro di Teresa D’Incà Una “piccola italiana” in guerra. Ricordi tra fascismo e lotta di liberazione nell’Oltrardo, a cura di Paola Salomon e con una presentazione di Gioachino Bratti, edito dall’Isbrec nel 2022.

L’incontro si terrà a Belluno, in sala “Bianchi” (viale Fantuzzi) venerdì 17 marzo 2023 alle ore 17.30. Dopo i saluti del Presidente del Consiglio comunale di Belluno, dott. Luciano Bassi, interverranno l’autrice Teresa D’Incà e la curatrice Paola Salomon (Isbrec).

La cittadinanza è invitata.

Quarta di otto figli, Teresa D’Incà nasce a Belluno in una famiglia di contadini della Veneggia nell’Oltrardo. Frequenta la scuola elementare a Fiammoi e continua gli studi in città diplomandosi all’Istituto Magistrale “G. Renier”. Vinto il concorso magistrale, che la immette in ruolo, dopo alcuni anni di insegnamento in Alpago e a Soverzene ottiene il trasferimento alla scuola elementare di Longarone, dove rimane fino al 1970, anno in cui chiede il trasferimento a Trichiana, dove vive dopo il matrimonio. Insegna dapprima a Sant’Antonio Tortal e poi a Cavassico dove chiude la sua carriera scolastica. Nel 2003 l’Amministrazione comunale di Longarone pubblica il suo primo lavoro: Din don, le campane de Longaron in cui sono raccolti i testi dei suoi piccoli alunni superstiti del disastro del Vajont, fotografie di persone scomparse e immagini della Longarone che non c’è più. In seguito pubblica Semplici versi in dialetto per ricordare il nostro passato, una trilogia: N an, na vita (2008); Se era cussì (2013); I boce de na olta (2017).
Questo ultimo lavoro ci porta nei suoi ricordi di “piccola italiana” nata e vissuta nell’Oltrardo bellunese: la scuola e la quotidianità negli anni del fascismo, nei mesi della Resistenza, nei giorni della liberazione.

Scrive Gioachino Bratti nella presentazione: «Qui trovo una Teresa diversa, narratrice di un mondo vissuto da bambina in un periodo di eventi che sovrastano mente e cuore dell’autrice in uno scenario accettato di fatto, senza piena consapevolezza, e di cui solo tempi successivi hanno fatto capire negatività e squallore. Il tutto reso con grande e attenta descrizione, che non tralascia alcun particolare, frutto di una memoria eccezionale, che ha lasciato nella mente e nel cuore della bimba un patrimonio prezioso che in questo scritto trova adeguata espressione».

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10 marzo 1945. Bosco delle Castagne

Dalla collaborazione tra l’Isbrec e il settimanale “L’Amico del popolo” nasce il filmato Impiccàti il 10 marzo, mentre sbocciavano gli anemoni. Guidati dal direttore dell’Isbrec, Enrico Bacchetti, il racconto di quanto avvenne il 10 marzo 1945, quando 10 partigiani vennero uccisi dai nazisti al Bosco delle Castagne, nei pressi di Belluno. Ma a queste dieci vittime ne va aggiunta una, fucilata nel cortile della caserma “D’Angelo”.

Quando ormai la guerra volgeva alla conclusione, la violenza nazista scatenava l’ultima grande ondata di terrore.

Intervista, riprese e montaggio di Luigi Guglielmi (“L’Amico del popolo”)

Commemorazione del Bosco delle Castagne

Come di consueto, anche quest’anno si terrà la commemorazione dei dieci partigiani impiccati dai nazisti il 10 marzo 1945 al Bosco delle Castagne. L’incontro, rivolto a tutta la cittadinanza, si terrà domenica 12 marzo alle ore 10.00 presso il Bosco delle Castagne. L’iniziativa è organizzata dal Comune di Belluno in collaborazione con Isbrec, Anpi, Fvl, e si svolgerà secondo il seguente programma:

celebrazione della S. Messa
saluto del Vicesindaco di Belluno, Paolo Gamba
orazione ufficiale a cura di Franco Ianeselli, Sindaco del Comune di Trento

Il 10 marzo 1945, quale rappresaglia per una operazione partigiana di qualche giorno precedente, 10 partigiani detenuti nelle celle della caserma “D’Angelo” di Belluno furono condotti dai soldati tedeschi al Bosco delle Castagne e lì impiccati ai rami di alcuni alberi, oggi monumento alla barbarie nazi-fascista e luogo di commemorazione di quanti persero la vita in nome della Libertà.
Quel giorno, tuttavia, si contarono 11 vittime, giacché i nazisti, resisi conto di uno scambio di persona, rientrati in caserma provvidero a fucilare nel cortile il partigiano inizialmente indicato nell’elenco delle vittime.
Le vittime: Mario Pasi “Montagna” (nato nel 1913), Joseph (soldato francese), Francesco Bortot “Carnera” (1921), Marcello Boni “Nino” (1921), Pietro Bertanza “Portos” (1925), Giuseppe Como “Penna” (1925), Ruggero Fiabane “Rampa” (1917), Giovanni Cibien “Mino” (1925), Giovanni Candeago “Fiore” (1921), Giuseppe Santomaso “Franco” (1920). Fucilato in caserma: Cibien Giuseppe.

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La cittadinanza e quanti si riconoscono nei valori della democrazia e dell’antifascismo espressi nella Costituzione italiana, sono invitati a partecipare.

Presentazione del libro “Una ‘piccola italiana’ in guerra”

In occasione delle celebrazioni in ricordo dei 10 partigiani impiccati al bosco delle Castagne il 17 marzo 1945, Comune di Belluno, Isbrec e Anpi-Belluno organizzano la presentazione del libro di Teresa D’Incà Una “piccola italiana” in guerra. Ricordi tra fascismo e lotta di liberazione nell’Oltrardo, a cura di Paola Salomon e con una presentazione di Gioachino Bratti, edito dall’Isbrec nel 2022.

L’incontro si terrà a Belluno, in sala “Bianchi” (viale Fantuzzi) venerdì 17 marzo 2023 alle ore 17.30. Dopo i saluti dell’Amministrazione comunale di Belluno, interverranno l’autrice Teresa D’Incà e la curatrice Paola Salomon (Isbrec).

La cittadinanza è invitata.

L’autrice
Quarta di otto figli, Teresa D’Incà nasce a Belluno in una famiglia di contadini della Veneggia nell’Oltrardo. Frequenta la scuola elementare a Fiammoi e continua gli studi in città diplomandosi all’Istituto Magistrale “G. Renier”. Vinto il concorso magistrale, che la immette in ruolo, dopo alcuni anni di insegnamento in Alpago e a Soverzene ottiene il trasferimento alla scuola elementare di Longarone, dove rimane fino al 1970, anno in cui chiede il trasferimento a Trichiana, dove vive dopo il matrimonio. Insegna dapprima a Sant’Antonio Tortal e poi a Cavassico dove chiude la sua carriera scolastica. Nel 2003 l’Amministrazione comunale di Longarone pubblica il suo primo lavoro: Din don, le campane de Longaron in cui sono raccolti i testi dei suoi piccoli alunni superstiti del disastro del Vajont, fotografie di persone scomparse e immagini della Longarone che non c’è più. In seguito pubblica Semplici versi in dialetto per ricordare il nostro passato, una trilogia: N an, na vita (2008); Se era cussì (2013); I boce de na olta (2017).
Questo ultimo lavoro ci porta nei suoi ricordi di “piccola italiana” nata e vissuta nell’Oltrardo bellunese: la scuola e la quotidianità negli anni del fascismo, nei mesi della Resistenza, nei giorni della liberazione.

Mario Bernardo “Radiosa Aurora”: una vita dedicata al cinema e alla fotografia

Dipartimento dei Beni Culturali Università di Padova, Isbrec, Comune di Belluno e Anpi Belluno e Trento organizzano il convegno internazionale Mario Bernardo “Radiosa Aurora”: una vita dedicata al cinema e alla fotografia che si terrà a Belluno, presso la sala “Bianchi”sabato 4 febbraio 2023 dalle ore 15.30 alle 19.15.
 
L’incontro è pensato anche come momento di formazione per docenti e studenti. Ai partecipanti sarà rilasciato un attestato di frequenza.
 
Due elementi fondamentali legano Bernardo al territorio bellunese. Il primo: la madre, Giovanna Piacentini, era di origini cadorine. Il secondo: è stato un valoroso capo partigiano nel territorio bellunese. Il convegno si prefigge di raccontare la persona di Bernardo a tutto tondo. Da una parte abbiamo l’uomo di elevati valori morali e umani, dai poliedrici interessi, che sicuramente ha impresso un segno indelebile nella storia di chi l’ha conosciuto e frequentato, dall’altra abbiamo un professionista del cinema che ha saputo contribuire efficacemente a realizzare i film dal punto di vista fotografico. Per questo esperti professionisti (ex allievi o compagni di lavoro di Bernardo) parteciperanno al convegno, approfondendo gli aspetti legati alla storia del personaggio e al suo fare creativo, che attraversa almeno sei decenni di storia italiana.
 
La giornata di studi sarà divisa in tre parti.
 
Nella prima parte del convegno gli ospiti relazioneranno (sono previste tre relazioni di venti minuti l’una) per dare un quadro generale di riferimento sul poliedrico e formidabile personaggio in oggetto. Coordinerà gli interventi il Prof. Carlo Alberto Zotti Minici, (docente di Storia della fotografia all’Università degli Studi di Padova). Adriana Lotto (storica, Isbrec) approfondirà la figura di Bernardo capo partigiano nel bellunese (col soprannome di battaglia Radiosa Aurora) e la sua relazione si intitolerà Il momento buono. Mario Bernardo tra Resistenza e immediato dopoguerra. Il momento buono è il titolo di un libro di Mario Bernardo sulla lotta di liberazione pubblicato nel 1969. Mirco Melanco (docente di cinema all’Università di Padova che recentemente ha scritto un saggio riguardante Bernardo sul numero 120 della rivista dell’Isbrec «Protagonisti») traccerà una linea generale sul lavoro di Bernardo nel cinema italiano come direttore della fotografia, collaboratore di registi come Pier Paolo Pasolini e Ugo Gregoretti, autore di documentari girati in diverse parti del mondo, fino alla sua esperienza di docente a Roma, presso la Scuola Nazionale di Cinema e del Centro Sperimentale; la sua relazione s’intitola Mario Bernardo e la cultura sottile dell’Homo Cinematographicus: dal neorealismo al cinema d’autore e al documentario. L’esperta trentina di fotografia Romina Zanon (dottoranda presso l’Università degli Studi di Padova) analizzerà l’aspetto più vicino all’attività saggistica e all’insegnamento che Bernardo ha sviluppato negli anni a Roma, scrivendo numerosi saggi e tre volumi dedicati alla tecnica cinematografica legata alla fotografia e al suo sviluppo tecnologico: la relazione di Zanon s’intitola L’immagine filmata nella sua evoluzione tecnologica: appunti per una lettura degli scritti di Mario Bernardo.
 
La seconda parte del convegno è una tavola rotonda. Vi partecipano, oltre al figlio Paolo Bernardo (docente musicologo), ex allievi di Bernardo che hanno frequentato, in anni diversi, la Scuola Nazionale di Cinema. Oggi questi professionisti del mondo del cinema, della radio e della televisione, fanno parte di importanti produzioni audiovisive. Daniele Cini (sceneggiatore e regista), Joachim Andreas Miekisch (giornalista tedesco, sceneggiatore, montatore e regista esperto anche di radio-documentari per la Radiotelevisione pubblica tedesca), Alireza Movahed (cineasta iraniano, cineoperatore, produttore, direttore della fotografia, sceneggiatore e regista), Luigi Simeone (docente, sceneggiatore e regista). Il coordinamento della discussione sarà realizzato da Carlo Alberto Zotti Minici e Mirco Melanco.
Il fine del dibattito sarà di approfondire i lati umani e professionali del personaggio, ma anche di capire il mondo del cinema e i suoi meccanismi tecnico-produttivi, ricollegandolo alla storia del nostro Paese in un periodo storico nel quale gli audiovisivi hanno preso il sopravvento, oltrepassando il circoscritto mondo dell’informazione.
 
La terza parte del convegno riguarda la presentazione del regista Daniele Cini del suo documentario-biografico intitolato Mario Bernardo: dal mio punto di vista (2009). A seguire la visione del film (50 min).