Sant’Anna di Stazzema (Lucca), 560 civili uccisi nell’eccidio nazista dell’agosto ’44. La ricerca della verità. Una storia lunga tre generazioni ricostruita dal nipote di una delle vittime. Uno spaccato del nostro Paese dove Sant’Anna diventa un simbolo e un punto di partenza “per costruire un pensiero nuovo, una cultura diversa”.
Ci accompagna in questo percorso il giornalista toscano Lorenzo Guadagnucci, autore del libro Era un giorno qualsiasi (edito da Terre di mezzo), che venerdì 19 maggio 2017, ne discuterà in pubblico con il collega Zenone Sovilla, a Belluno, presso la sala “Bianchi” alle 17.30, nell’ambito delle iniziative promosse per l’anniversario della Liberazione dall’Istituto storico bellunese della Resistenza e dell’Età contemporanea in collaborazione con il Comune di Belluno, l’Anpi, il Circolo 25 aprile e la Fondazione “Società Bellunese”.
IL LIBRO
“La mattina presto del 12 agosto – un sabato – eravamo già tutti in piedi quando qualcuno arrivò gridando: ‘I tedeschi! I tedeschi!’”.
Alberto ha 10 anni e si salva solo per caso dall’eccidio nazista di Sant’Anna di Stazzema, in cui vengono uccise sua madre Elena e altre 400 persone. Eccidio che in Italia viene dimenticato fino al processo, clamoroso, del 2004, al quale si arriva grazie alla tenacia di un magistrato che riesce a individuare i responsabili della strage strappandola all’oblio.
Anni più tardi, durante il G8 di Genova del 2001, ancora una violenza cieca, insensata, torna a farsi spazio nella storia personale dell’autore di questo libro, nipote di Elena.
“Tante volte ho ripensato a quella giornata che ha cambiato la mia vita e distrutto quella della mamma. So di essermi salvato grazie a un episodio piccolo piccolo: la decisione di seguire Arnaldo e nonno Pasquale, disobbedendo alla mamma. Lei mi voleva tenere con sé, quella mattina, ma io non ero il tipo da obbedire subito a qualsiasi ordine.
Forse, se fossi stato un bambino timoroso, attaccato alle gonne della madre, sarei rimasto con lei e avremmo condiviso la stessa sorte: l’incolonnamento, la chiusura dentro la stalla della Vaccareccia, le bombe a mano, i colpi di mitra, l’incendio. Le sono sopravvissuto grazie a una decisione presa d’istinto quel sabato mattina, al limitare fra l’aia e il bosco. Da una parte lei che mi diceva ‘Alberto resta qui’, dall’altra Arnaldo che si incamminava sulle orme del nonno: ‘Dai, andiamo anche noi’”, racconta Alberto.
“Il libro – spiega Lorenzo Guadagnucci – intreccia la storia di vita di mio padre, oggi 81 anni, scampato alla strage di nazista di Sant’Anna di Stazzema il 12 agosto 1944 (perse sua madre), e la ricostruzione dei fatti e del processo che si è tenuto 60 anni dopo.
Il tema di fondo del libro è una riconsiderazione della memoria delle stragi, a partire dalla tormentata vicenda di Sant’Anna: la strage, oggi ben conosciuta, ha avuto un lungo oblio a causa dell’avversione dei superstiti per i partigiani e della mancata giustizia (fino al 2004); ora si è aperta una fase nuova, ma quale dev’essere il messaggio da preservare e trasmettere?”.
Nelle pagine del volume si fa strada così anche una riflessione sulla memoria della Resistenza, sugli eccessi celebrativi e sulla insufficiente valorizzazione di quel tessuto diffuso di lotta civile e nonviolenta che caratterizzò l’impegno rischioso di un’infinità di persone (in buona parte donne) come supporto essenziale e irrinunciabile della lotta armata.
L’AUTORE
Lorenzo Guadagnucci, giornalista, ha pubblicato tra l’altro i libri Noi della Diaz (Terre di mezzo Editore/Altreconomia), Lavavetri e Restiamo animali (entrambi con Terre di mezzo Editore), Parole sporche (Altreconomia) e, con Vittorio Agnoletto, L’eclisse della democrazia (Feltrinelli).