Presentazione del libro “Vajont. La prima sentenza. L’istruttoria del giudice Mario Fabbri”

Nel quadro degli eventi programmati per il 62° anniversario del disastro del Vajont, venerdì 3 ottobre, presso la Sala Consiliare di Longarone, alle ore 18.00 avverrà la presentazione del libro “Vajont. La prima sentenza. L’istruttoria del giudice Mario Fabbri” a cura di Maurizio Reberschack, Silvia Miscellaneo, Enrico Bacchetti. Nel corso dell’appuntamento, dopo i saluti istituzionali, interverrà il giudice Felice Casson. Saranno presenti i curatori del volume.

Senza il giudice Mario Fabbri, e senza la sua istruttoria, molto probabilmente il processo del Vajont non si sarebbe fatto, o quanto meno si sarebbe svolto con un’altra impostazione e avrebbe preso tutt’altra direzione. Le 458 pagine dattiloscritte depositate al Tribunale di Belluno nel febbraio 1968 costituiscono di fatto la prima ricostruzione storica del Vajont dal 1900 al 1968, rivelando come la Sade si muoveva – con la pratica della mano libera e secondo la logica del profitto a ogni costo – all’interno delle istituzioni dello Stato, grazie alla presenza di funzionari pubblici definiti «pusillanimi, burocrati, compiacenti». Ma raccontano anche le vicende di un procedimento che fece scuola nella giurisprudenza, testimonianza della caparbietà con cui il giudice volle far luce sugli eventi e sulle responsabilità, mosso principalmente da valori morali e per «l’ossequio dovuto alla Giustizia».

il giudice Mario Fabbri

Il volume ha vinto il Premio speciale Dolomiti Unesco di Leggimontagna 2024 con la seguente motivazione della giuria
Potrebbe sembrare strano attribuire un premio importante a un libro che riporta soprattutto il testo di una sentenza di un giudice istruttore che, inoltre, risale al 1968. Ma stiamo parlando della faticosa ricerca della verità in una vicenda tragica e criminale come quella del Vajont che ha causato 1910 vittime ed è stata dovuta non tanto a sottovalutazioni della situazione idrogeologica del monte Toc, ma anche e soprattutto a sordidi calcoli economici e di opportunità politica che hanno portato a una delle più terribili stragi nella storia del nostro Paese. È una sentenza che va letta perché è un atto d’accusa che valeva allora, ma vale ancora oggi, contro coloro che violentano l’ambiente, e quindi l’umanità, con lo scopo preciso di arricchirsi, e contro una società nella quale troppo spesso i colpevoli riescono a cavarsela con poco perché trovano difese in coloro che li hanno aiutati nelle loro manovre, o, almeno, pur potendolo, non li hanno bloccati.
Malborghetto, 26 ottobre 2024

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