A due anni dal suo inizio, il poderoso progetto di ricerca Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia, promosso da ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e INSMLI (Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di liberazione in Italia) e finanziato dal governo tedesco, è giunto al primo punto fermo. È infatti disponibile sul web all’indirizzo www.straginazifasciste.it l’intera banca dati corredata di filmati, immagini, filtri di ricerca e mappe.
Il lavoro è stato realizzato con la collaborazione di oltre 100 studiosi della rete degli Istituti Storici della Resistenza italiani, guidati e coordinati da un comitato scientifico presieduto dallo storico Paolo Pezzino. Il risultato è il più aggiornato e completo schedario delle violenze perpetrate dalle forze naziste e fasciste in Italia tra il 1943 e il 1945.
Il tema delle violenze nazi-fasciste nel corso del secondo conflitto mondiale, effettivamente, è rimasto sullo sfondo della ricerca storica fino ad una ventina di anni fa, quando, per effetto delle celebrazioni per il 50° anniversario della Liberazione, del processo a Erich Priebke, condannato per l’eccidio delle fosse Ardeatine (1996-1997) e di nuovi impulsi in particolare della storiografia tedesca, il problema delle violenze perpetrate a danno di civili è balzato in primo piano.
In Italia, i primi studi si sono rivolti essenzialmente alla ricostruzionei di singoli episodi, ma presto in alcuni ambienti universitari si è cominciato a riflettere sull’opportunità e possibilità di procedere ad una mappatura del fenomeno sul territorio nazionale. Tale obiettivo, inizialmente liquidato come inutile da parte di alcuni studiosi (vuoi perché considerato una mera monumentalizzazione delle vittime, vuoi perché si riteneva che la violenza dei nazi-fascisti non presentasse quei tratti di peculiarità che rendessero scientificamente valido un progetto tanto ambizioso), si andò invece concretizzando verso la fine del secolo scorso grazie all’impegno di alcuni storici quali appunto Paolo Pezzino (Università di Pisa) o Maria Gabriella Gribuadi (Università di Napoli).
A ciò contribuirono le ricerca storiche condotte in primo luogo da Enzo Collotti che dimostravano l’assoluta “originalità” del fenomeno delle violenze naziste nell’Europa occupata, ivi compresa l’Italia. Secondo lo studioso, infatti, la seconda guerra mondiale era essenzialmente una guerra nazista, con tutto il suo portato di razzismo che si esplicava nell’uso consapevole e premeditato di una violenza diffusa, spesso con connotazioni razziste.
In questo senso, per la storiografia la ricerca sulle stragi e la loro mappatura diventava dunque una esigenza per comprendere meglio il contesto della guerra. È dunque in quest’ottica che si è deciso di lavorare su questo fronte. La concreta possibilità di progettare un atlante delle stragi, però, è venuta solo più recentemente, nel 2012, con la decisione del governo tedesco di finanziare la ricerca che si è appunto conclusa in questi mesi e che è ora messa a disposizione di studiosi o semplici appassionati che potranno in tal modo scoprire o riscoprire episodi che, pur legati a vicende locali, si riflettono in un contesto nazionale.
Naturalmente, i risultati della ricerca nazionale, per esplicita ammissione dei suoi curatori, non sono né possono essere definitivi, ma permetteranno un’ulteriore passo in avanti nel quadro delle ricerche storiche legate al drammatico periodo che va dal 1943 al 1945. La mappatura, infatti tiene conto di molteplici elementi che consentono di inquadrare al meglio ogni singolo episodio: chi fu coinvolto, secondo quale modalità venne esercitata la violenza, chi ne fu responsabile (solo nazisti, solo fascisti o entrambi), ecc.
I numeri ora a disposizione già chiariscono la portata di questo fenomeno. Per indicarne solo alcuni, si parla di oltre 5.400 episodi di violenza su civili o partigiani catturati e uccisi mentre si trovano in condizione di inermi, con oltre 23.000 morti. Il tutto condotto da 400-500 reparti del Terzo Reich e della Rsi responsabili di stragi.
Riparlarne oggi, dunque, significa dare nuovo slancio alla ricerca e nel contempo rendere un postumo omaggio a quanti furono travolti, spesso loro malgrado, dalla furia degli eventi.
Il progetto complessivo vedrà nei prossimi mesi due ulteriori passi. Un convegno internazionale che si terrà a Milano tra il 14 e il 16 settembre presso la Casa della Memoria e la pubblicazione di un volume che raccoglierà una serie di saggi di sintesi.