Un angelo in tonaca nera

Venerdì 1° novembre alle ore 20.30,  presso la sala riunioni Abm in via Cavour, 3 a Belluno verrà presentato il docufilm Un angelo in tonaca nera. La storia di Madre Luisa Arlotti. Canossiana, infermiera, partigiana. La visione dela documentario sarà preceduta dall’introduzione di Gioachino Bratti (Presidente del Comitato di gestione della Biblioteca delle migrazioni “Dino Buzzati”) e vedrà la partecuipazione di Ugo De Grandis, autore del libro Madre Luisa Arlotti. Canossiana, infermiera, partigiana (2016). L’incontro è organizzato grazie alla collaborazione tra Biblioteca delle migrazioni “Dino Buzzati”, Associazione Bellunesi nel Mondo, Centro Studi sulle Migrazioni “Aletheia”, Fidapa Bpw Italy sezione di Belluno, Isbrec, Frammenti di memoria.angelo in tonaca nera

Per maggiori informazioni:
Tel. 0437 941160;
mail: biblioteca.migrazioni@bellunesinelmondo.it

Ingresso libero

Il film
Realizzato da un’idea di Ugo De Grandis e Vittorio Canova (regista), il documentario racconta la figura di Madre Luisa Arlotti, nata nel 1904 ad Orzes, frazione di Belluno. Trasferitasi ben presto a Venezia, a 24 anni Luisa Arlotti si fece suora canossiana, assumendo rapidamente cariche importanti nell’Ordine e divenendo poi direttrice dell’Asilo “Rossi” di Schio. Qui acquisì, per il suo impegno e il suo talento di insegnante e di infermiera, e per la sua generosità e apertura verso il prossimo, stima e affetto.
Fu questa generosità che la spinse, negli anni dell’occupazione tedesca, a dare aiuto e assistenza nel suo asilo a partigiani e militari bisognosi di cure, senza badare ai rischi che correva e che purtroppo, per la spiata di una persona che pure aveva soccorso, la condussero in prigione. Privata della libertà, resistette con fermezza e senza mai cedere alle intimidazioni e alle angherie dei tedeschi che volevano estorcerle informazioni sulla rete di assistenza in Schio.
Ma le umiliazioni più vergognose le vennero dopo, alla fine della guerra, quando per il suo passato di resistente e per malevoli e false insinuazioni sul suo operato, fu condannata dai superiori a subire continui trasferimenti e incarichi sempre più avvilenti.